I fili invisibili della natura
La proporzionalità inversa tra uomo e natura
Il primo talk del festival con l’entomologo Accinelli
Durante la prima mattinata del festival, si è tenuto un incontro con Gianumberto Accinelli, professore del liceo scientifico di Bologna, entomologo e scrittore. Nel 2017 ha scritto il suo primo libro “I fili invisibili della natura”, a cui si collega strettamente e prende il nome questa conferenza. Perché questo titolo? Nei primi minuti del suo intervento, Accinelli ha messo in evidenza come tutti gli esseri viventi siano collegati fra loro, tramite “fili invisibili”. Questo ha dimostrato, nel corso del tempo, come l’avvicendarsi di piccole e infinitesime azioni possa causare conseguenze di grande portata. Da questa riflessione, Accinelli ha iniziato a raccontare vicende, alcune con esiti positivi e altre con esiti negativi. Al termine delle quattro storie esposte, ha concluso dicendo che, nonostante l’uomo influenzi la natura, è necessario mantenere una coesistenza, affinché sia possibile tutelare in modo duraturo queste connessioni.
Gianumberto Accinelli, ph Pietro Dessì
Alcune delle storie raccontate:
Nel 1778, in Australia, un signore inglese libera 12 coppie di conigli nella sua tenuta, non sapendo che si sarebbero riprodotti e sarebbero scappati dalla proprietà. Poiché danneggiavano la natura, gli australiani decidono di costruire un muro, il secondo per lunghezza dopo la muraglia cinese: non funziona, perché gli animali continuano a scavare buche e superarlo. Si decide quindi di fare intervenire il più grande nemico dei conigli: la volpe, che si concentra però sui marsupiali e sugli uccelli di piccola taglia. Successivamente gli entomologi studiano la situazione, scoprendo che in Sud America i conigli non sopravvivevano. A questo punto in Australia viene introdotto uno sciame di zanzare, portatrici di una malattia letale per i conigli, risolvendo finalmente il problema.
Il Gipeto delle Alpi è un particolare esemplare di avvoltoio, che veniva cacciato tra l’800 ed il 900. Questo porta nel 1912 all’uccisione dell’ultimo Gipeto. Con la nascita dell’ecologia, si viene ad apprendere che in realtà il Gipeto svolge un ruolo fondamentale, eliminando dalla natura carcasse di animali che potrebbero essere dannose. 10 anni dopo si studia la reintroduzione dell’animale. Partecipano tutti i paesi che circondano le Alpi, fuorché l’Italia per mancanza di fondi. Gli esperti di Svizzera, Austria e Francia si dirigono in Pakistan ed India, riuscendo dopo numerosi sforzi a riportare l’animale in Europa nei primi anni 2000. Nel 2007 una coppia di Gipeti si dirige in Italia “illegittimamente”, ma viene riportata in Francia. Nel 2009, la stessa coppia si ristabilisce in Valle d’Aosta, dove era stato ucciso in precedenza l’ultimo Gipeto. Ad oggi, in modo paradossale, l’Italia è il paese europeo con il più alto numero di Gipeti nel suo territorio alpino.
Realizzato da Bazzan Marcello, Mantovani Nicole, Giraldo Sofia