“How do you balance the natural world with the artificial one?” – “Come bilanciare il mondo della natura con quello artificiale?”. Chiede l’artista coreano Park Na Hoon, premiato e riconosciuto nell’anno 2004 dalla critica del settore come miglior coreografo, che si è esibito con la sua compagnia nella prima giornata del festival . Tramite tre simboli: un filo, dei palloncini e un richiamo al buddismo, Na Hoon ha deciso di mostrare senza filtri l’inevitabile coesistenza di ciò che siamo e ciò che creiamo. Come mai è possibile che l’umanità non sia in grado di liberarsi dai propri progetti e che, addirittura, ne sia schiava?

In che modo, dunque, è meglio rappresentare il fragile filo che tiene collegati l’essere umano e la natura, se non con una sublime danza orientale?

Secondo Park Na Hoon questa coreografia raccoglie infatti tre apparentemente diverse performance, legate però dal medesimo significato, quello dell’equilibrio necessario tra il mondo naturale e artificiale, senza il quale ormai non si può più continuare a vivere.

I tre segmenti coreografici si intitolano rispettivamente Three Airs, nel quale si evidenzia tale legame tramite la presenza di elementi naturali come il fiore di loto, emblema della rinascita da una terra fangosa, oramai senza vita; Two Doors che pone dinanzi al pubblico la necessità dell’autoindagine critica riguardo al meccanismo che induce ciascuno alle proprie scelte; ed infine Thread, che mostra come questo fragile filo rischi di essere spezzato, ora come non mai, da alcune nostre sbagliate decisioni, che prediligono il mondo artificiale a quello naturale.

Non si potrebbe dunque concludere in altro modo, se non evidenziando ancor più intensamente, la necessità di un equilibrio tra le nostre scelte. 

Lo stile adottato dagli artisti nella coreografia è stato abbastanza armonico, soave e caratterizzato da movimenti piuttosto lenti e non molti complessi da seguire. Tale tipo di esecuzione è stato probabilmente scelto affinché il pubblico non si soffermasse molto sulla tecnica del ballo, ma sul suo profondo e apparentemente nascosto significato, scopo reale della performance.

By Dejvid Spanjolli, Emma Maria Pia Schillaci Pelà e Caterina Chiarion

Impaginazione di Mohamed Guezam