“La filiera del grano dai campi alle nostre tavole” è un laboratorio di Gianluca Fonsato, panificatore, docente e tecnico mugnaio da oltre 15 anni e Maria Vittoria Borghetto in collaborazione con Slowfood. Realizzato per sensibilizzare sull’impatto economico, sociale e ambientale del cibo e rendere consapevoli e responsabili le persone. Attraverso alcuni aneddoti, Fonsato ha spiegato come sia nata questa attività che punta alla riflessione sull’insostenibilità dell’attuale sistema alimentare. Nel suo intervento, Gianluca Fonsato, ha inizialmente parlato di come il pane sia gradualmente diminuito sulle tavole degli italiani a partire dagli anni ‘70, quando se ne consumava circa un chilo pro-capite, fino ai giorni nostri, con un consumo medio di 70 grammi, nonostante sia aumentata la produzione di farine. I prodotti nelle panetterie locali si sono adattati nel tempo a quelli industriali. Non per forza il pane industriale è di bassa qualità, ma significa che ne viene realizzato in grandi quantità, di conseguenza ne vengono sfornate molte tipologie, ma con poca varietà di gusto. Il grano italiano, a causa del clima mite, non è uno dei migliori e le aziende preferiscono acquistarlo da altri paesi, come Nord America e Canada, per ottenere risultati migliori che soddisfino i palati, come ad esempio la pasta che viene creata con un mix tra grano tenero e grano duro per donare maggiore qualità in essicazione e cottura. Dividendo il pubblico in due gruppi, Fonsato ha poi proposto una discussione sui prezzi in commercio, facendo comprendere come a causa dei costi dei vari passaggi, sia poco conveniente creare prodotti per le filiere corte piuttosto che per quelle lunghe.

• L’intervista

Emma Migliorini, Pietro Dessì e Francesco Pota