Teatro dell'Argine - Tensioni 2023

Testo a cura di: Giacomo Marangoni, Caterina Padoan, Irene Sevarin

Violenza, abuso, droga e autolesionismo sono solo alcuni dei temi trattati dal progetto “Il labirinto”, durante il festival “Tensioni” a Rovigo.

L’esperienza interattiva virtuale, ideata dalla compagnia “Teatro dell’Argine”, nata negli anni ‘90, ha lo scopo di far vivere allo spettatore le esperienze vissute da quattordici ragazzi, sette maschi e sette femmine.

Indossando il visore, si viene catapultati in un dedalo di corridoi, in cui si viene a contatto con la realtà di diversi adolescenti.

Gli argomenti trattati sono: bullismo, spaccio, abuso sessuale, prostituzione, violenza domestica, alcolismo, autolesionismo, immigrazione, cecità, disabilità e suicidio.

Il laboratorio si ricollega alla tradizione classica, in particolare al mito del Minotauro, essere mitologico rinchiuso, appunto, in un labirinto, a cui ogni anno venivano offerti in sacrificio quattordici ragazzi ateniesi.

L’attività si svolge in una stanza con tappeti quadrati e colorati. Si viene posizionati dallo staff al centro e, dopo un breve tutorial, si intraprende il viaggio nel labirinto, che comincia in un auditorium, dove iniziano ad accadere cose strane: gli eventi si ripetono in loop, il pubblico cambia faccia continuamente, le persone iniziano a parlare lingue diverse. Ad un certo punto una voce maschile e profonda si presenta come narratore, un’entità invisibile che ti accompagna con le sue parole durante tutto il percorso.

Una delle storie che ci è rimasta più impressa, vede lo spettatore per la prima volta come protagonista. Infatti, una volta entrato in un ascensore insieme a un uomo di mezza età dall’aria sospetta, quest’ultimo, tirandosi su le maniche della camicia e lasciando cadere la borsa e la giacca che tiene in mano, si gira verso di te e comincia ad avvicinarsi e a toccarti, chiudendoti tra il muro e il suo corpo, senza possibilità di scampo. Con questo metodo efficace e immediato, viene introdotto il tema della violenza sessuale.

Molte altre storie, narrate però in terza persona, ti lasciano un segno e un senso di realismo così forte da lasciarti inquieto.

Al di là delle storie, l’ambientazione dalle pareti spoglie, con le luci sfarfallanti, i corridoi stretti senza finestre e i vicoli ciechi, ti fanno sentire in trappola, bloccato in un ciclo continuo, il labirinto, da cui sembra non ci sia un’uscita.

Pensiamo sia stata un’esperienza unica ed educativa, un’ingegnosa opera di sensibilizzazione che rimane impressa nel cuore di chi la vive.