A “Le tre ecologie” di Félix Guattari, tema su cui si basa il Festival Tensioni 2022, Franco La Cecla ne aggiunge una quarta: la pornoecologia. Venuto a parlarne nella seconda giornata del Festival, La Cecla ha incantato il pubblico, collegando il tema dell’ambiente a quello dei media.

Alla fine degli anni ’80 ha preso piede l’utilizzo dell’ecologia come oggetto commerciale, mediatico e politico. Questo, secondo La Cecla, ha portato ad un nuovo inquinamento: l’informazione strumentalizzata sull’ambiente. Oggi l’uso di internet ha peggiorato questa già grave situazione e, sebbene i social media abbiano un elevato potenziale, La Cecla sostiene che il loro “utilizzo è primitivo, antidemocratico e inutile, poiché la gente non li sa usare”.

Petra Codato e Franco la Cecla | Foto di Alberto La Paglia

Con la pandemia i media sono diventati da semplici accessori a intermezzi obbligati, svelando il loro vero volto di strumenti di solitudine. La Cecla, dunque, dice che la presenza umana è stata sostituita da una sua versione digitalizzata, che dà l’illusione di avere di fronte una persona reale, quando in verità ne mostra solo una parte, sia essa la voce o il viso.

Come ha riportato La Cecla, i colossi dell’industria informatica non hanno inventato nulla di nuovo da 10 anni a questa parte: sempre lo stesso cellulare, lo stesso codice soltanto più veloce; come se il mondo del digitale avesse terminato la sua storia, ma la gente aspetta di essere riplasmata ancora con qualcosa di nuovo.

Incontro con Franco La Cecla | Foto di Alberto La Paglia

Al giorno d’oggi è interessante constatare come i giovani raccontano la catastrofe con una sfumatura pessimistica, incolpando gli altri e non ritenendosi parte del problema, mentre i più anziani non lo trattano affatto. “Gli ottimisti – come dice La Cecla – sono degli stupidi. La situazione è talmente compromessa che non si può più cambiare il mondo. L’unica cosa che possiamo fare è ripararlo.”

Di Gabriele Lucchin, Alberto La Paglia e J. Francesco Pota