INSTALLAZIONE

COLLISIONI

Come primo evento della seconda giornata del Festival Tensioni si è potuto assistere alla presentazione da parte di Jacopo Zambello dell’installazione artistica Collisioni, realizzato dal collettivo P0int-punto zero. Quest’ultimo è nato nel 2019 tra studenti dell’Accademia di belle Arti di Venezia.

L’intervento artistico nasce dalla necessità di esporre l’arte, definita come “una forma di comunicazione necessaria, poiché è in grado di esprimere ciò che non può essere espresso a parole. È composta da qualcuno che vuole comunicare e qualcun altro che deve ricevere.”

Il tema centrale che vuole essere trasmesso al pubblico è la collisione tra individuo e la realtà che lo circonda, il tutto unendo più discipline artistiche, difatti tra le opere esposte si può percepire la diversità e molteplicità delle tecniche utilizzate. L’essere vivente attraverso le proprie sensibilità ha sviluppato un’identità, affinché possa distinguere esterno ed interno.

Opera di Jacopo Zambello.
Opere di Fernanda Lira.
Opere di Jacopo Zambello; installazione artistica di Angela Trione.
Installazione artistica di Angela Trione.

Passando alla presentazione delle opere pittoriche, i soggetti rappresentati sono le allucinazioni e il ricordo, in particolare nelle opere di Jacopo Zambello. Fernanda Lira presenta invece una visione legata al corpo e all’indefinito inteso come impossibilità di attribuire un’identità. Si ispira a vecchie fotografie di famiglia e a cadaveri, i quali raffigurano l’indeterminatezza dopo la morte.

Angela Trione propone un diverso modo di esprimersi attraverso l’arte: ha realizzato due sculture che hanno in comune un materiale inusuale, i collant, volendo esprime così il concetto di “seconda pelle”. Il corpo diventa una forma astratta e la pelle un indumento. L’artista mostra il proprio io nell’opera creando delle forme sia acute sia dolci.

Un altro modo alternativo di figurare l’identità è quello di Irene Stellin che fa uso della cera. Definisce il risultato del processo di lavorazione “carcassi”.

Milan Njagojevic, a differenza degli altri non cerca un messaggio filosofico: nelle sue stampe su zinco colui che osserva è in grado di ricercare e di trovare la propria identità.

di Asia Chiarion Sileni e Chiara Vigna